
Vacanze di pochi, vacanze di tutti. Il mare nella storia del turismo italiano
Per tutta la seconda metà del ‘900 il mare ha rappresentato il luogo dell’innovazione turistica. Patrizia Battilani, professore di Storia economica presso l’Università di Bologna e autrice di uno dei più noti studi sul turismo (Vacanze di pochi, vacanze di tutti, 2009), ci racconta in breve l’impatto del turismo di massa sull’economia italiana
Cosa rappresenta il mare nella storia e nel presente del turismo italiano?
Per tutta la seconda metà del novecento il mare ha rappresentato il luogo dell’innovazione turistica. In Europa, quella fase che indichiamo come epoca del turismo di massa ha sostanzialmente preso forma lungo le coste. E si è trattato in gran parte di coste italiane.
Oggi, ovviamente, quelle pratiche turistiche ci sembrano superate, antiche e forse anche dannose. Però ad uno sguardo più attento è innegabile l’apporto che esse hanno dato alla costruzione di una società più inclusiva in cui le ristrette reti famigliari e locali si scomponevano e ricomponevano lungo le spiagge.
I numeri realizzati tra il 1950 e la fine del secolo (quando il cosiddetto turismo dell’esperienza o turismo postmoderno cominciava a prendere corpo) hanno portato ad evidenziare l’impatto economico del turismo balneare e la sua capacità di contribuire allo sviluppo di aree geograficamente periferiche rispetto ai centri industriali e finanziari dell’epoca (vedi tavola 1). Così come la rapida costruzione di tanti nuovi quartieri destinati ai turisti, spesso a ridosso delle spiagge, ha reso evidente il danno ambientale o per lo meno paesaggistico collegato alla crescita del turismo stesso.
Poca attenzione è stata, invece, prestata alla capacità del turismo balneare di modificare le consuetudini sociali. Infatti, la spiaggia accogliendo al suo interno classi sociali molto diverse tra loro, i ricchi, il ceto medio e gli operai, e proponendo a tutte le medesime pratiche (l’abbronzarsi sotto agli ombrelloni, i giochi e le attività sportive della spiaggia, il bagno in mare, ecc…), rompeva con la segmentazione sociale dei luoghi turistici di vecchia generazione. Un po’ di segmentazione si conservava nelle strutture ricettive, con la netta demarcazione fra i Grand Hotel da un lato e alberghi per il ceto medio e popolare dall’altro. Ma poi nella città balneare e nelle sue spiagge anche la clientela più raffinata si mescolava pian piano con gli altri visitatori.
Anche per questa ragione le spiagge lunghe e sabbiose sono diventate il vero simbolo di quella stagione turistica: perché la loro struttura aperta ed accessibile ben rappresentava il mondo inclusivo della età d’oro europea, quella della rapida crescita economica e della riduzione delle disuguaglianze.
La capacità di includere era anche all’origine di gran parte delle innovazioni di quel periodo storico: le pensioni tutto compreso, i dancing prima e le discoteche poi, la spiaggia concepita come centro ricreativo. Essa portava con sé anche la novità di un marketing artigianale e molto personalizzato, con albergatori che in inverno si recavano nei paesi di origine della loro clientela e si procuravano così le prenotazioni per la stagione successiva. Quando oggi si traccia la differenza fra il turismo esperienziale di oggi e il turismo di massa del passato si dimentica la carica innovativa che quest’ultimo ha espresso soprattutto nella sua fase iniziale.
In conclusione se il turismo di massa è sicuramente superato, non altrettanto si può dire di quella voglia di fare imprese e di proporre nuove pratiche che lo ha contraddistinto.
Patrizia Battilani
Ripartizione percentuale delle presenze di turisti stranieri (tavola 1) e italiani (2) fra i diversi tipi di località di soggiorno, turismo e cura (tutti i tipi di struttura ricettiva, compresi gli alloggi privati); da P. Battilani, “Vacanze di pochi vacanze di tutti”, Bologna 2009
Patrizia Battilani è professore di Storia economica presso l’Università di Bologna, dove ha diretto il Corso di laurea in Economia del turismo dal 2012 al 2016. Si occupa di innovazione nel turismo culturale, dal 2009 fa parte del comitato editoriale del Journal of Tourism History, dal 2012 siede nel direttivo della Sistur ed è membro del CAST (Centro di studi avanzati sul turismo). Sui temi turistici, oltre a molti saggi e articoli ha pubblicato il volume Vacanze di pochi vacanze di tutti, Il mulino, 2009.

