
Il turismo di e per la comunità
Lo sviluppo della consapevolezza e lo stimolo alla conservazione del patrimonio locale
Di tutte le sfaccettature del turismo sostenibile, la centralità della comunità nel processo di sviluppo è forse l’aspetto più semplice da condividere dal punto di vista dell’impostazione ideologica, ma è anche il più difficile da mettere in pratica.
Innovativi e attuali, ma già sovra-utilizzati, snaturati ed enfatizzati, sono concetti quali co-progettazione, partecipazione, co-creazione turistica. L’obiettivo sembra chiaro, si cerca un turismo di valore, che renda l’esperienza autentica, che faccia apprezzare i prodotti, le esperienze e le tradizioni locali perché questa è la ricetta che assicura una sempre maggiore attrattiva sul largo pubblico.
Ma cosa si intende davvero per “ruolo della comunità locale nella programmazione e gestione del turismo”? È un concetto che va oltre la nozione di autenticità ed “esperienza” del territorio e implica che la comunità prenda parte alle decisioni sul turismo, che le ricadute economiche siano eque sulla collettività, che sia tutelata la sostenibilità ambientale, che ci sia il rispetto della cultura e delle tradizioni locali così come delle strutture sociali, che la comunità sia difesa dagli impatti esterni preparando i turisti al viaggio, e che non si cada nella folclorizzazione e banalizzazione della vita e della cultura locale.
Questo non vuol dire guardare al turismo come a un “male” per la comunità, ma essere consapevoli che il beneficio economico che la collettività ottiene dalle attività ad esso legate, dipende fortemente dal valore sociale che essa attribuisce al proprio patrimonio culturale e naturale, alle proprie tradizioni e alla memoria. La comunità locale diventa cioè custode del territorio ed è stimolata alla sua conservazione.
Il turismo di comunità può essere quindi visto come componente e anche risultato della strategia di sviluppo condiviso di un territorio, in cui anche gli investimenti vengono fatti in consultazione con gli abitanti del luogo, rendendo una località innanzitutto accogliente per chi ci vive e, di conseguenza, per chi la visita per un tempo limitato.
Sostenibile, responsabile, di comunità. In che modo il progetto de laDirce diventa il ponte fra patrimonio culturale, comunità e turismo? In attesa del prossimo numero, a voi la riflessione!
Annalisa Spalazzi. Da un piccolo paese dell’Appennino marchigiano al mare della Romagna, per arrivare alla cosmopolita Bruxelles. Una carriera sempre work in progress. Il turismo sostenibile per lo sviluppo locale come percorso e obiettivo. E in tasca, le passioni e le tradizioni, tra cui laDirce: un colpo di fulmine trasformato in un piccolo, ma grande progetto.

