
Il peso della memoria
Immagazzinare e ricordare tutto equivale a non ricordare niente. La memoria è selezione, non accumulo
Molti anni fa, in una città lontana, un mio professore mi spiegò quello che chiamava “il dilemma del database”. Il dilemma era questo: se sai già cosa c’è nel database, non ti serve il database; se invece non sai cosa c’è nel database, non ti serve il database. Se al database sostituiamo la parola “memoria” il dilemma rimane. E il fatto che oggi la nostra memoria sia prevalentemente digitale non fa che aggravarlo. Non serve a nulla immagazzinare informazioni in modo incontrollato. In altre parole la memoria è selezione, non accumulo.
Sta di fatto che il crollo dei prezzi della memoria digitale ci ha portato a perdere di vista il senso della memoria, e anzi a scambiare il senso della memoria per la sua capacità. Niente di più sbagliato. Immagazzinare e ricordare tutto equivale a non ricordare niente. E non lo dico io, lo dice Snowden, che di raccolta di dati ne sa qualcosa.
Quanto è grande il vostro disco? Un Terabyte? Due Terabyte? O è ancora uno di quelli piccoli da 500Giga-
byte? Forse non abbiamo presente cosa sono, 500Giga. Vediamo di riempire 500 Giga:
• 200 film (18mila minuti) di video non HD (200Giga) più
• 10.000 brani MP3 (50Giga) più
• 40.000 foto (200Giga) più
• 25.000 ebook (50Giga).
Totale 500Giga. E ora chiedetevi: avete una memoria o un vecchio magazzino impolverato da svuotare?
E quindi, che il rientro sia all’insegna dell’alleggerimento. Comprate dei dischi esterni USB e riempiteli con tutto quello che non usate da anni. Un disco, un argomento, giusto per praticità. Musica, vecchie foto, vecchi progetti. Quello che resta, sarà davvero memoria, quella che tenete con voi, che conoscete intimamente. Non parlo solo di dati personali, parlo anche di cartelle di lavoro. Il vostro PC ve ne sarà grato, e soprattutto voi vi libererete la testa dall’idea di dover ricordare tutta quella roba. Vi assicuro, affatica. Ricordiamo il detto “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”? Ecco. Vi invito ad assaporare la sottile soddisfazione di sapere che 10 anni di progetti sono finalmente dove dovrebbero, fuori dai piedi, a prender polvere finché magari, chissà, forse, un giorno potranno servire.
Walter Vannini. Padre, informatico, consulente di data-driven business e counselor per nerd, docente di informatica, “food&wine guy” per Where Lemons Blossom. Scrive del lato oscuro della società dei dati su techeconomy.it e in podcast su RuntimeRadio.it. Combatte ideologi del coding, smartopardi e chi vuole nascondersi dietro alla tecnologia.

