
Ogni pesce ha la sua stagione. Mangiare sostenibile con il pesce povero
Pagelli, spatole, triglie (che per un bel tratto di Adriatico si chiamano roscioli): sono oltre 250 le specie di pesce commestibili ma sulle nostre tavole ne arrivano in media appena 10. Con SlowFood Pesaro alla scoperta del “pesce povero”, che aiuta il pianeta e – perché no – anche il bilancio domestico
Cosa c’è di meglio, in estate, di una bella cena di pesce sulla spiaggia, accompagnata da un buon bianchello del Metauro o un raffinato verdicchio dei Castelli di Jesi? Ma quando siamo lì, in faccia al mare, e ordiniamo un godurioso fritto di pesce magari senza spine (sic!), non ci chiediamo certo da dove viene quel pesce o come è stato pescato.
Non pensare alla provenienza di ciò che abbiamo nel piatto ci porta a scegliere sempre i soliti pesci. Su 250 specie commestibili ne mangiamo solo 10: orata, spigola, tonno, merluzzo, gamberi e poche altre. Ciò fa sì che i pescatori lavorino sempre e solo quelle specie che una volta a terra riusciranno a vendere, ributtando in mare i 2/3 del pescato, e che le pescherie assecondino il mercato senza più seguire la stagionalità: perché sì, anche il pesce ha le sue stagioni.
Su più vasta scala la conseguenza è il sovra-sfruttamento degli stock ittici, che mette a serio rischio la biodiversità, il propellente del nostro pianeta. Ma ci sono soluzioni? Si! Innanzitutto dobbiamo smettere di mangiare sempre i soliti pesci. Ci sono altre 240 specie che aspettano solo di essere scoperte e cucinate: sparli, pagelli, mormore, bobe, palamite, alaccie, serre, spatole, triglie… Poi preferire i mercatini dove le mogli dei pescatori vendono il pescato del giorno, appena arrivato dalle piccole barche che si muovono lungo la costa. Pensare sempre a cosa abbiamo nel piatto: da dove viene, come viene pescato o allevato, se è locale, se è di stagione, e tenere sempre a mente che il nostro pianeta non ha risorse infinite. Come scriveva Cinzia Scaffidi (Slowfood), “il futuro è dei buongustai, coloro ai quali importa del cibo e vogliono che le sue meraviglie arrivino alle generazioni future. …Chi apprezza il cibo tutela il pianeta”.
Enrico Tacchi
Enrico Tacchi. Nato a Pesaro nel 1966, iscritto a SlowFood dal 1996, dal 2010 è Fiduciario della Condotta di Pesaro e Montefeltro. Assaggiatore ONAF di formaggi, ha collaborato alla realizzazione di numerose guide edite da SlowFood, tra le quali Slow wine (dal 2007), Osterie d’Italia, Birre d’Italia (2015 e 2017), Fare la spesa con SlowFood e SlowFood Planet.

