Mortarioli
Blog,  Quaderno di cucina

I mortarioli: sanno di autunno e medioevo i dolci amati da san Francesco

Sanno di autunno e forse anche un po’ di medioevo: sono i mortarioli, che alcune tradizioni identificano con i dolci amati da san Francesco

 

E così, un bel giorno di novembre, senza logica alcuna, ecco la ricetta dei mortarioli. Biscotti che sanno di miele, mandorle e cannella, di vaga origine medioevale, dei quali secondo la tradizione san Francesco andava ghiotto.
A dire il vero una logica c’è: quella dei mortarioli, diffusi particolarmente tra Umbria e Lazio, è una delle ricette che compariranno sul numero 6 del ‘Dircefoglio‘, in frenetica lavorazione.

Ci avevo lavorato un po’ nel dicembre 2016, mentre preparavo il “Piccolo libro per gli amici” dell’anno scorso, ma non avevo ancora avuto il tempo di provarli. La nebbia novembrina e l’imminente uscita del Dircefoglio mi hanno fatto tornare in mente il gusto di miele speziato: decidere di prepararli, prima del mio solito film serale, l’altra sera è stata questione di un attimo.

Come al solito la ricetta è un mix made-by-laDirce, e non ha nessuna pretesa storica né tantomeno filologica: per dire, altre fonti ritengono che Francesco prediligesse i mostaccioli. Di sicuro amava il cibo, pur con sobrietà e in uno spirito di condivisione. Li ho preparati, li ho assaggiati e mi sono sembrati buoni, li ho offerti agli amici e li hanno apprezzati: spero piacciano anche a voi.

Hanno il sapore dell’autunno e quel piccantino conferito dal pepe li rende adattissimi ad accompagnare una cioccolata in tazza (non troppo dolce), un tè o una tisana. Sono rustici ma, come per molti dolci amati dalla Dirce, quando li assaggi sprigionano cento profumi che evocano ricordi, capaci di trasportarti lontano nel tempo.

Sotto la ricetta trovate la lettera con la quale Francesco chiede a Iacopa dei Settesoli (la bellezza di questi nomi antichi?), nobildonna romana che dopo la morte del santo divenne terziaria francescana, “quei dolci, che tu eri solita darmi quando mi trovavo malato a Roma”, da molti appunto identificati con i mortarioli, il cui nome deriverebbe dal mortaio utilizzato per pestare le mandorle.

Si avvicina il Natale, e questi dolcetti sono un buon anticipo dei sapori e delle storie che laDirce metterà sotto l’albero. A presto con il Dircefoglio 6, e mi raccomando, fatemi sapere se i mortarioli vi sono piaciuti! ♥

Cristina Ortolani

 

Mortarioli

I mortarioli

Ingredienti (30-40 dolcetti)
250 gr di mandorle pelate
150 gr di farina di grano tenero, meglio se macinata a pietra
150 gr di miele
2 albumi
la buccia grattugiata di un’arancia
1/2 cucchiaino di cannella in polvere
pepe nero macinato q.b.
sale

Preparazione
Scaldate il forno a 180 °C
Tritate finemente le mandorle servendovi del mixer (o, se preferite, pestatele nel mortaio)
Sbattete gli albumi con una forchetta
Trasferite la farina di mandorle in una terrina e amalgamatela con il miele, la buccia d’arancia, le spezie e un pizzico di sale (l’impasto sarà piuttosto corposo, potete lavorarlo con le mani, un cucchiaio di legno o il gancio delle fruste)
Aggiungete gli albumi e continuate a impastare fino a ottenere un composto omogeneo
Stendete l’impasto con il matterello a uno spessore di 0,5 cm circa
Tagliatelo a listarelle larghe 4-5 cm, e poi a losanghe
Ponete i dolcetti sulla placca da forno ricoperta di carta oleata, infornate e cuocete a 180 °C per 15-20 minuti
Una volta raffreddati potete conservare i mortarioli in una scatola di latta ben chiusa anche per un mese.

i fioretti di san francesco copertina ed. 1943
I fioretti di San Francesco, ed. Nerbini 1943, copertina

Francesco a donna Giacomina, 1226

A donna Jacopa, serva dell’Altissimo, frate Francesco poverello di Cristo, augura salute nel Signore e la comunione dello Spirito Santo.

Sappi, carissima, che Cristo benedetto, per sua grazia, mi ha rivelato che la fine della mia vita è ormai prossima. Perciò, se vuoi trovarmi vivo, vista questa lettera, affrettati a venire a Santa Maria degli Angeli, poiché se non verrai prima di tale giorno, non mi potrai trovare vivo. E porta con te un panno di cilicio in cui tu possa avvolgere il mio corpo e la cera per la sepoltura. Ti prego ancora di portarmi di quei dolci, che eri solita darmi quando mi trovavo ammalato a Roma.

Simone Martini, Giacoma de' Settesoli
Simone Martini, donna Jacopa de’ Settesoli (Assisi, Basilica inferiore di San Francesco. affresco)

 

 

Ricercatrice free-lance e content editor, laureata tra parola e immagine al DAMS di Bologna, dal 1996 racconta attraverso libri (oltre venti), mostre e progetti multimediali la memoria delle comunità locali tra Marche e Romagna, con sempre più frequenti incursioni in altri territori. Per il web e la carta stampata si è occupata anche di teatro, costume e lifestyle. È nata nel 1965 a Pesaro, dove vive e lavora.

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