
Monticchiello, un paese in teatro
Da oltre cinquant’anni in Toscana l’intero paese di Monticchiello ogni estate “si mette in scena”, raccontando la propria memoria a confronto con le inquietudini del presente
Nota per la lettura: è un post lungo e articolato, sul “Dircefoglio” n. 5 occupava interamente le pagine 5 e 6. Ma per chi arriva a pagina 3 c’è una piccola sorpresa 🙂
Monticchiello, 28 luglio 2017. La strada per raggiungere Monticchiello è bellissima, si snoda in uno dei panorami più fotografati d’Italia, la Val d’Orcia con le sue crete i suoi cipressi e i suoi tramonti, un paesaggio che ti rimette in pace col mondo. Dalla vecchia Cassia sali verso il borgo medievale e ti scorrono intorno i calanchi impastati col latte di luna; sullo sfondo l’Amiata, memore di storie e leggende mai sbiadite. Continua a sembrarti impossibile che qualcuno, molti in realtà, nel secolo scorso abbia potuto lasciare una simile meraviglia. Sai bene, però, che il tuo è lo sguardo di chi arriva qui con la mente lontana dai pensieri di tutti i giorni, impaziente solo di inebriarsi tra colori intensi come quelli della Provenza di Van Gogh. Perché viverci in inverno, per esempio, a Monticchiello, non deve essere per niente facile.

1967, nasce il Teatro Povero
Nel 1967, per reagire al crollo del plurisecolare sistema mezzadrile, allo spopolamento e al rischio di veder scomparire oltre al lavoro anche cultura e tradizioni, gli abitanti di Monticchiello, frazione di Pienza (Siena), danno vita al Teatro Povero, un’esperienza di teatro di comunità probabilmente unica al mondo, certo in Italia, che tra luglio e agosto attira un pubblico attento, competente e numeroso (circa 4.000 spettatori ogni edizione). Da cinquantun anni un intero paese si mette in scena, setacciando la propria memoria in cerca di indizi da confrontare al presente. Arena di discussione, specchio di un paese e della società, luogo di pensiero, di riflessione e invenzione, esperimento sociale, festa e catarsi collettiva: molte sono le definizioni di un progetto sociale e culturale che è innanzitutto, come gli stessi protagonisti sottolineano, una forma di resistenza alla crisi, un tentativo di ricostruzione collettiva e ideale del senso delle proprie vite. Resistenza alla fine della mezzadria negli anni ‘60, alla progressiva sfiducia nella razionalità del dibattito negli anni ‘80, alla prospettiva di divenire un museo vivente, dopo l’inserimento della Val d’Orcia nella Lista del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco (2004); infine, continuo interrogarsi sulla crisi economica, sociale e politica dell’ultimo decennio.

Monticchiello, estate 2017
Se l’intento di ripopolare il borgo è riuscito solo in parte, il Teatro Povero assolve egregiamente al suo ruolo di anima della comunità locale: per una volta è il teatro a spingere l’indotto di un’intera località e non il contrario (Premio Hystrio-Anct, assegnato al Teatro Povero nel 2011). Grazie alla Cooperativa del Teatro Povero costituitasi nel 1980, una delle due cooperative di comunità presenti oggi in Toscana, i circa 200 abitanti del borgo possono contare su un emporio che è anche edicola, dispensario farmaceutico, internet point e ufficio turistico. Tutto questo è infatti il Granaio, sede della Cooperativa e luogo simbolo di un riscatto storico-politico che del magazzino un tempo appartenente al principale possidente del paese, dove i mezzadri consegnavano il raccolto dell’anno, ha fatto il luogo di aggregazione della comunità, proprietà anche di chi non c’è più e vi ha lavorato (Comune di Pienza 2005). Una finestra interna mette in comunicazione il locale polifunzionale con il Museo Tepotratos (Teatro Povero Tradizionale Toscano), dove la storia degli spettacoli di Monticchiello si affianca ai segni della civiltà contadina toscana. Sotto l’emporio, dalle cantine del Granaio è stata ricavata la sala dedicata ad Aldo Nisi, primo presidente della Cooperativa che accoglie tutto l’anno attività culturali e sociali.

Pochi passi più avanti la vecchia chiesa della Misericordia, oggi Teatrino della Compagnia, è luogo di recite nella stagione invernale. La topografia del Teatro Povero comprende anche la Taverna di Bronzone, dove la Cooperativa serve piatti della tradizione popolare valdorciana, schietti e dai valori saldi come il personaggio del primo spettacolo al quale è intitolata.
Continua a pagina 2 🙂

