laDirce – about

Cristina e laDirce

Benvenuti!

Benvenuti! Sono Cristina (quella a sinistra nella foto) e questo è il mio blog laDirce. Lo spazio dove condivido le storie raccolte in quasi vent’anni di ricerche e progetti sulla memoria quotidiana delle comunità locali tra Marche, Romagna e Montefeltro.

Una specie di grande scatola dei ricordi (quelle di latta dei biscotti o di cartone, immancabili in casa della nonna) dove non ti stancheresti mai di rovistare tra bottoni, strani foglietti annotati e fotografie (una volta erano color seppia, oggi color polaroid). Oppure una soffitta – siamo sempre a casa della nonna – dove il pulviscolo dorato illumina oggetti misteriosi, capaci di ispirarti anche nella più grigia giornata di pioggia.

Insieme con le storie (di luoghi, persone, sapori) pubblico sul blog anche riflessioni sul perché e come conservare, custodire e raccontare la memoria, con lo sguardo fermamente rivolto alla restituzione e al riuso dei ricordi che mi sono stati affidati. Le storie vanno condivise, meglio se intorno a una tavola, e la memoria deve essere utile. Fermarci alla nostalgia è il torto peggiore che possiamo fare a chi ci ha donato un frammento della propria esistenza (subito dopo dimenticarli: avete visto Coco?).

Si, ma laDirce?

È un storia un po’ lunghetta, se avete cinque minuti la potete leggere qui. Per semplificare diciamo che laDirce – tuttoattaccato e con l’articolo, dalle nostre parti usa così – è una raffigurazione del genius loci dei luoghi marchignoli. Rappresenta l’anima, la capacità di accoglienza dei borghi e paesi che ho incontrato in anni e anni di ricerca sul campo. Ecco perché sulla sua torta di crema e cioccolato, adagiata sull’azzurro del mio mare (l’Adriatico) svetta un castello: è quello di Ginestreto, a pochi chilometri da Pesaro, dove sono nati i miei nonni materni e qualche bisavolo paterno ma potrebbe essere uno dei mille dei quali le colline italiane sono ricchi.

Babette, Mamma Ida, Vianne Rocher sono alcune delle figure che l’hanno ispirata –oltre a mia nonna Pina, che con i suoi racconti di fantasmi paesani ha contribuito non poco alla mia vocazione di storyteller.

Il nome

Il nome? Quello me lo sono trovata in testa: all’inizio pensavo a un omaggio appunto alla Nonna Pina. Ma c’era già La Pina e soprattutto le Tagliatelle di Nonna Pina (che non mi è mai piaciuta granché) e…. Poi una sera di fine estate, mentre guidavo per la campagna mi si è presentato alla mente questo nome, abbastanza diffuso nella nostra zona, almeno tra le generazioni passate, e subito si è incollato come l’unico possibile a quella che nei miei file chiamavo l’ “azdora”. Negli anni ho censito tra case, scuole e trattorie almeno otto cuoche che si chiamavano Dirce e dal 2015 tutte le “Dirce” hanno una corsia preferenziale agli eventi che organizzo.

Anche stavolta ho chiacchierato troppo. Spero di non avervi annoiati e di avervi dato almeno un’idea di ciò che troverete tra queste pagine. Accomodatevi, dunque, e benvenuti!

laDirce - ispirazioni - 2018

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