
Di storie e dove incontrarle. laDirce al Salone del Libro di Torino (2018)
Fahrenheit
Quando posso ascolto Fahrenheit su Radio 3 Rai, da molto tempo. Negli anni scorsi ho sbirciato nello spazio Rai per vedere i mitici conduttori in azione ma non sono mai riuscita a fermarmi più di tre minuti. Il 2018 è l’anno buono e mi avvicino per ascoltare in diretta la versione odierna di My favorite things. Ammiro la professionalità di Marino Sinibaldi e Loredana Lipperini che cominciano la diretta con la consueta affabilità e contemporaneamente fanno accomodare gli ospiti (Piergiorgio Odifreddi e Yasha Mounk) attorniati dai tecnici che sistemano il palco. Odifreddi non mi fa impazzire e sono già le 15.30. Sarà ora di muoversi, ho appena un’ora prima dell’incontro con Riccardo Falcinelli alla Sala Blu ed è l’ultima occasione per girare ancora tra gli stand.
I colori delle copertine
Girare tra gli stand? La lezione di Falcinelli è alle 16.30, sono le 15.35 e già c’è gente in fila davanti alla porta. Falcinelli chi, direte voi. Ha scritto dei libri di discreto successo ma non è quello che tradizionalmente si dice un autore di best seller. Riccardo Falcinelli è un visual designer, ha al suo attivo oltre 5000 copertine per le più importanti case editrici italiane e nel 2017 ha pubblicato Cromorama, (2017), un libro intelligente e ben fatto su “come il colore ha cambiato il nostro sguardo”. La sua lezione sui colori delle copertine è sintetica, precisa e documentata. E molto interessante, infatti ad ascoltarlo ci sono diverse persone in piedi. Quasi cinquanta minuti di attesa ma tutto sommato ne è valsa la pena.
Petunia
Ollister, s’intende. Grazie alla capacità di sintesi di Falcinelli riesco a raggiungere la Sala Professionali giusto in tempo per partecipare alla conversazione di Petunia Ollister con Federico Sacchi. Petunia Ollister – al secolo Stefania Soma – è giornalista e molte altre cose ma soprattutto è titolare di un seguitissimo profilo Instagram, influencer di una specie da considerare dato che promuove libri e, in generale, cultura. I suoi #bookbreakfast sono ormai un format di Instagram (contano decine di imitazioni) e da qualche mese sono anche approdati alla carta stampata, grazie alla collaborazione con SlowFood. Federico Sacchi è un “musicteller” astigiano e qui ripercorre la storia del bookbreakfast, dalla prima idea al successo degli oltre 30mila followers. Per quel che conta condivido appieno l’idea di promozione culturale di Petunia-Stefania, e mi fa piacere chiederle una dedica sulla mia copia di Colazioni d’autore. E’ molto gentile e scambiamo due parole: chissà se riuscirà ad aprire il Dircefoglio che le lascio.
Sono quasi le 19. Più di dieci ore tra libri e storie. Ci sarebbe materiale per un altro post ma già questo è troppo lungo. Alla rinfusa, per il mio album di figurine torinesi: mi sono imbattuta in Michela Murgia, ho fotografato Zerocalcare che firmava le copie e ascoltato qualche frammento delle canzoni di Giorgio Conte.
Certo, anche qui ci sono polemiche e critiche, c’è chi si lamenta dei soliti noti, dei cerchi magici e dei raccomandati. Però a conti fatti c’è anche una gran bella atmosfera, si ha l’idea di qualcosa di vivo, e non è poco oggi come oggi, specie se si pensa che a generare questo movimento (per la città di Torino un indotto di circa 30 milioni di euro) sono i libri.
Bye bye Saloon, ci vediamo l’anno prossimo.
Cristina Ortolani

