
I presidi SlowFood nelle Marche – 2. Il lonzino di fico
Riscopriamo sul Dircefoglio n. 6 una prelibatezza tipicamente invernale: il lonzino di fico, nato nelle campagne dello Iesino, oggi uno dei Presidi SlowFood delle Marche
Nelle corti e nelle aie delle case coloniche si trova sempre uno o più alberi di fico, alberi generosi, che non chiedono né acqua né cure ma che donano tanto. Nelle campagne dello Iesino fino alla metà del secolo scorso era frequentissimo incontrare questi alberi, fichi dottati o brogiotti. I frutti erano così copiosi che le massaie avevano trovato un modo per conservarli e poter avere frutta anche in inverno.
Raccolti con cura e fatti essiccare al sole o nel forno tiepido, i fichi venivano sminuzzati, quindi impastati con frutta secca (noci, mandorle), un po’ di sapa (mosto cotto) o mistrà (liquore all’anice) e poi lavorati a farne dei cilindri, avvolti in una foglia di fico e legati come un salame o delle piccole lonze. Poste a riposo per farle asciugare, le lonze di fico venivano mangiate durante l’inverno. Un paio di fette di lonzino di fico con un pezzo di pane era la merenda dei bimbi, a scuola come a casa.
Negli anni del boom economico questo cibo semplice e povero era stato dimenticato e solo negli anni ‘90, grazie al progetto dei Presidi di Slow Food e ad alcune persone lungimiranti, è tornato a nuova vita. Ora si può trovare questo dolce contadino in giro per il mondo ad accompagnare formaggi o come squisita merenda, per giovani e meno giovani.
Immagine Pixabay
Enrico Tacchi. Nato a Pesaro nel 1966, iscritto a SlowFood dal 1996, dal 2010 è Fiduciario della Condotta di Pesaro e Montefeltro. Assaggiatore ONAF di formaggi, ha collaborato alla realizzazione di numerose guide edite da SlowFood, tra le quali Slow wine (dal 2007), Osterie d’Italia, Birre d’Italia (2015 e 2017), Fare la spesa con SlowFood e SlowFood Planet.

