
Il compleanno della Dirce, 2021
Per il terzo anno consecutivo festeggiamo laDirce con un’uscita speciale della newsletter “Mnemosine”, disponibile per l’occasione anche qui sul blog
Continuo a non realizzare che siamo nel cuore dell’autunno. Vedo in giro piumini, stivali, cappelli di lana e mi fanno un effetto straniante – davvero è novembre? E dove sono finiti settembre e ottobre? – ma nemmeno la nebbia vale a convincermi. Che il tempo si sia messo a correre un po’ troppo mi pare ormai un dato di fatto. È così anche per te?
Buon compleanno, laDirce!
Comunque. Oggi laDirce compie 16 anni e per il terzo anno consecutivo la festeggiamo su Mnemosine. Un po’ in sordina, certo, almeno rispetto agli appuntamenti ai quali eravamo abituati tra piazze, sale di paese, saloni del libro e del cibo; d’altra parte, però, trovarci qui come nella cucina di casa ci offre l’occasione per riflettere e ‘tornare alle origini’: un esercizio, l’attitudine di pochi minuti, talvolta giusto un lampo, capace di ravvivare qualsiasi ricorrenza, soprattutto il compleanno.
Che valore ha oggi la torta della Dirce, con le sue storie in forma di pan di Spagna, in un tempo infinitamente più incerto del solito, un tempo che rischia di farci smarrire il valore della convivialità e dell’incontro? (No, una cena su Zoom non è la stessa cosa, nel Metaverso non saprei ma nutro forti dubbi).
Ci pensavo qualche giorno fa, e mi sembra che una possibile risposta arrivi da un gesto, anzi, da un’azione: la trasmissione della memoria. Chissà, forse anche nelle briciole di quella torta (come nelle centinaia di piatti che abbiamo condiviso nelle tante edizioni di Un paese e cento storie) si annida una piccola magia, capace di collegare le generazioni, di creare un ponte tra tempi diversi.
Cucinare e raccontare. Sono intimamente persuasa che l’uomo trae una parte della sua civiltà da questi due atti di trasmissione che occupano un posto importante in tutte le culture popolari. Essi sono parte integrante della crescita organica e spirituale dell’uomo. Di più, sono spesso indissociabili, perché la tavola è un luogo in cui ci si nutre e in cui ci si prende del tempo per lo scambio, in cui si raccontano storie, in cui ci si racconta mangiando insieme. […] Questi due atti di trasmissione non sono di certo molto intellettuali, in quanto mobilitano maggiormente i sensi e la fantasia. Non abbisognano neppure di un’erudizione particolare. Più che con una cultura dotta hanno a che fare con un’arte di vivere, con un modo di comportarsi con gli altri e di affrontare insieme le necessità dell’esistenza.
Metterli in risalto significa porre una certa arte di vivere al di sopra dell’erudizione o della specializzazione dei saperi. In effetti, io credo che questi due atti di trasmissione permettano di collegare le generazioni tra loro e di liberare i più giovani dall’abisso, dal vuoto di senso e di desiderio, in modo molto più sicuro che non la cultura dotta, la quale non ha, ahimè, mai potuto impedire il trionfo della stupidità o della barbarie. […] Ben prima dell’invenzione della scrittura, gli uomini si sono radunati attorno a una tavola o a un fuoco, per raccontare storie che si sono così trasmesse di generazione in generazione. […] Mediante la parola oppure mediante il gesto, si trattava di separare e di collegare: di separare e di collegare parole, di separare e di collegare alimenti, che rispettivamente avrebbero fatto una storia e un piatto, e avrebbero così permesso di creare senso per nutrirsene e per crescere. Una parola e un gesto interamente orientati dal desiderio di rivolgersi ad altri e di creare un legante nella comunità.
Nathalie Sarthou-Lajus, L’arte di trasmettere, Qiqajon, 2018
Prima di salutarci, anche quest’anno ti abbiamo preparato un pensierino, che completa il set Quaderno di ricette – segnaposto 2020: il planner settimanale. Quattro fogli, autunno-inverno-primavera-estate, perché contro ogni evidenza e a dispetto del climate change laDirce crede fermamente all’alternarsi delle stagioni.
Lo puoi scaricare come al solito dalla Soffitta di Jo, e spero ti faccia compagnia.
Ci sentiamo presto.
Buon proseguimento,
Cristina


