
#farememoria? Ricordi di viaggio
Ma è proprio vero che oggi ricordare equivale a “postare”? Tra obbligo social e condivisione responsabile, il Dircefoglio n. 5 “fa memoria” a partire dai ricordi di viaggio
Tutto cominciò con la serata diapositive (per i più giovani: chiedete a fratelli maggiori e genitori, anche se la noia epica del rito è difficile da dire). Poi arrivarono le videocassette, eredi raffinate dei filmini in Super8. Gli album di viaggio invasero quindi il web, dove migliaia di photogallery di paradisi esotici riposano nei meandri di blog mai più aggiornati. Da lì ai social network il passo fu relativamente breve, e oggi “condividere” in tempo reale le nostre vacanze è quasi un dovere: milioni di fotografie messe in circolazione ogni giorno, un racconto collettivo che trasforma il processo di costruzione dell’identità dei luoghi, incidendo profondamente sulla definizione e sulla percezione delle destinazioni turistiche.
Tra obbligo social e condivisione sostenibile i ricordi di viaggio occupano il posto d’onore su questo numero del ‘Dircefoglio’, corroborando con la verità di volti ed esperienze la riflessione intorno a un tema divenuto ormai familiare: #farememoria? (dove l’hashtag non aggiunge che il contrassegno di un momento).
Nella loro particolare natura di oggetti seriali dalla valenza unica, i souvenir dialogano nella bacheca centrale con frammenti di presente, rivelandosi talismani potenti, capaci per “energia mnemonica” di condurci attraverso il tempo e lo spazio. Un ulteriore elemento di concretezza, per non cedere alla tentazione di credere che, nel quotidiano storytelling di ciascuno di noi, rammentare corrisponda ineluttabilmente a postare (se ne sono accorti anche i tormentoni estivi, e curiosamente cantano la “generazione Z” con i colori vintage delle istantanee Polaroid scattate dai nonni).
Mentre chiudiamo queste pagine la Direzione Generale Turismo del Mibact (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) diffonde i dati relativi al 2017, già registrato come “un anno da record”. Pur nella genericità delle statistiche, tra i tanti numeri uno in particolare appare significativo ai nostri occhi: nell’anno dedicato dall’ONU al Turismo Responsabile per lo Sviluppo e ai Borghi italiani dallo stesso Mibact, le presenze nelle aree rurali sono aumentate del 74% (fonte Airbnb), grazie anche a una crescita delle forme di turismo sostenibile (la frequentazione dei cammini, per esempio, ha visto un incremento del 10 – 20% sui percorsi più importanti come la via Francigena o gli itinerari francescani). Chissà quanti di questi viaggiatori slow conoscono il borgo – ideale ma non troppo – sulla torta della Dirce. Ne riparleremo presto. Nel frattempo, buona lettura.
Cristina Ortolani
(e laDirce)
Erano i “kodak moment”. Li chiamano così
gli americani. Erano i momenti che andavano archiviati e che componevano la nostra memoria.
Oggi si sono talmente moltiplicati
da non esistere più nella loro eccezionalità.
Stefano Maruzzi (Google Italia) 2011

