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Ginestreto, Pesaro: don Edo, monsignore ma non troppo

Questo post è stato pubblicato per la prima volta sul blog Farememoria nell’autunno 2015

È sin troppo facile pensare a don Edo Terenzi come a don Camillo: se cambia lo scenario (don Edo si muove sulle colline tra Marche e Romagna), gli scarponi, la passione per la caccia e i cani e l’aspetto bonariamente brusco sembrano proprio gli stessi del “pretone della Bassa” creato da Giovannino Guareschi. Con don Camillo don Edo condivideva anche l’interesse per il pallone: sempre pronto a partecipare alle partite dei ragazzi dell’oratorio, teneva in tasca un cordellino per legare la tonaca in vita e tirar due calci nel campo all’ingresso del paese.
Con ogni probabilità, poi, anche don Camillo si sarà trovato a dir messa a spron battuto, ma chissà se sarebbe stato in grado di battere il record di don Edo, che aveva dalla sua una capacità non comune di condensare il rito completo della celebrazione domenicale, predica compresa, in 15-20 minuti, arrivando a 30-40 nelle solennità. Abilità che – davvero con tutto il rispetto – i parrocchiani e i frequentatori anche occasionali delle chiese di Ginestreto hanno sempre mostrato di apprezzare, al pari della sua ironia e del suo talento come pittore: molte sono le case ginestretesi che conservano uno dei suoi paesaggi dai toni smaltati, e nel 2005 le opere di don Edo furono protagoniste di una mostra dedicata ad alcuni artisti locali dal Comune di Monteciccardo. A completare il ritratto mancano solo i funghi, dei quali era esperto cercatore, e la boccia alla lunga, sport tutto paesano di cui era campione.

Nato nel 1913 a Rio Salso, frazione dell’allora comune di Tomba (Tavullia), in una famiglia assai numerosa, Edo Terenzi riceve l’ordinazione sacerdotale il 6 giugno 1940 (quattro giorni prima dell’entrata in guerra dell’Italia), dopo gli studi presso il Seminario vescovile di Pesaro e il Seminario regionale di Fano. Forse appena più giovane di don Camillo, che fa la sua comparsa nel 1948, anche don Edo si confronta con gli anni duri ma vitalissimi del dopoguerra: dal 1941 cappellano di Mombaroccio, sarà nominato nel marzo del 1947 parroco di Ginestreto, succedendo al temibile don Guglielmo Betti, che aveva retto la parrocchia dal 1894 al 1945.
L’8 giugno 1947 prende possesso della parrocchia di San Pietro in Rosis che diventerà la sua casa per oltre cinquant’anni: da quel momento per tutti don Edo è “l’arciprete di Ginestreto”, titolo che manterrà fino al 2003, quando il vescovo Piero Coccia accoglierà finalmente la sua richiesta di “essere sollevato dall’incarico”, non accettata nel 1998 dall’allora vescovo Gaetano Michetti.

don Edo Terenzi, arciprete di Ginestreto
Don Edo Terenzi insieme con uno dei suoi cani (raccolta PierLuigi Tonti, Pesaro)

Creato monsignore nel 1987, dieci anni dopo festeggia insieme con tutto il paese il cinquantesimo anniversario dell’ingresso a Ginestreto: le foto, custodite in un bell’album con i fregi dorati, ci mostrano un arciprete in gran spolvero, con i paramenti di seta lucida, circondato dai suoi parrocchiani e accompagnato – come sempre – dalla fedelissima sorella Stella, di nove anni più giovane, che sin dai primi tempi ha condiviso con lui la vita nella canonica di San Pietro in Rosis.

Insieme con Stella don Edo trascorre gli ultimi anni nella casa per anziani Padre Damiani di Pesaro, dove entra nel 2003; Stella scompare nel 2004, e domenica 23 ottobre 2005 anche don Edo torna alla casa del Padre. Pochi mesi prima, nel giugno 2005, sempre con i suoi amatissimi parrocchiani, aveva ricordato il sessantacinquesimo anniversario di sacerdozio.

La casa natale di don Edo, in un suo dipinto (raccolta Famiglia Antonio Terenzi e Rina Corsini, Pesaro)
La casa natale di don Edo, in un suo dipinto (raccolta Famiglia Antonio Terenzi e Rina Corsini, Pesaro)

Il 24 ottobre 2015 insieme con PierLuigi Tonti, appassionato cacciatore di memorie ginestretesi e la comunità della parrocchia di San Pietro in Rosis abbiamo dedicato a don Edo un pomeriggio di ricordi, nel corso del quale ho avuto la fortuna di conversare con due sacerdoti di gran carattere, amici dell’arciprete: don Raffaele Mazzoli, a lungo direttore del settimanale della Diocesi di Pesaro “Il Nuovo Amico” e don Guido Vincenzi, storico parroco di San Carlo, conosciuto dai pesaresi anche per il suo impegno nell’Onarmo, l’Opera Nazionale di Assistenza Religiosa e Morale degli Operai.

Cristina Ortolani

Ricercatrice free-lance e content editor, laureata tra parola e immagine al DAMS di Bologna, dal 1996 racconta attraverso libri (oltre venti), mostre e progetti multimediali la memoria delle comunità locali tra Marche e Romagna, con sempre più frequenti incursioni in altri territori. Per il web e la carta stampata si è occupata anche di teatro, costume e lifestyle. È nata nel 1965 a Pesaro, dove vive e lavora.

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