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Amèlie Poulain

Nelle fiabe, come si sa, non ci sono strade. Si cammina davanti a sé, la linea è retta all’apparenza. Alla fine quella linea si svelerà un labirinto, un cerchio perfetto, una spirale, una stella – o addirittura un punto immobile, dal quale l’anima non partì mai, mentre il corpo e la mente faticavano nel loro viaggio apparente.
Cristina Campo, Gli imperdonabili, 1962.

Da Cristina Campo ad Amèlie Poulain il passo può dare le vertigini, ma il salto stilistico è addolcito dal comune tendere verso un tempo di fiaba. La buffa, quotidiana poesia di cui è pervasa la boîte à souvenirs di Amèlie è capace di questo e ben altri viaggi nello spaziotempo: lo sa bene laDirce, che una scatola di ricordi ha avuto per culla.

Da Le Fabuleux Destin d’Amélie Poulain (Il favoloso mondo di Amèlie, Francia, 2001), scritto e diretto da Jean-Pierre Jeunet

Solo il primo uomo penetrato all’interno della tomba di Tutankhamon potrebbe capire l’emozione di Amélie mentre apre la scatola di tesori che un bambino ha nascosto una quarantina di anni fa. Il 31 agosto, alle 4 del mattino, a un tratto Amélie ha un’idea luminosa: ritroverà dovunque sia il proprietario della scatola dei ricordi e gli restituirà il suo tesoro. Se la cosa lo colpisce, lei ha deciso: comincerà ad occuparsi della vita degli altri. Altrimenti, tanto peggio.

L’originale…

 

…e la scena in italiano.

Ricercatrice free-lance e content editor, laureata tra parola e immagine al DAMS di Bologna, dal 1996 racconta attraverso libri (oltre venti), mostre e progetti multimediali la memoria delle comunità locali tra Marche e Romagna, con sempre più frequenti incursioni in altri territori. Per il web e la carta stampata si è occupata anche di teatro, costume e lifestyle. È nata nel 1965 a Pesaro, dove vive e lavora.

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