
2018: Anno Europeo del Patrimonio. Un’identità culturale condivisa
Cosa vuol dire avere un’identità culturale europea? Più che mai nell’Anno Europeo del Patrimonio la cultura costruisce ponti, come ci racconta Annalisa Spalazzi, la nostra “inviata speciale” a Bruxelles
Se volessimo incontrarlo, dove potremmo trovarlo il patrimonio culturale?
Il patrimonio culturale è nei siti naturali, negli edifici e nei siti archeologici, nei musei e monumenti, nei paesaggi culturali, nelle opere letterarie, musicali, audiovisive e digitali, nelle pratiche e nelle tradizioni dei popoli europei. Insomma, lo respiriamo ogni giorno.
Tra grandi eventi nel cuore di Bruxelles, convegni e workshop, spettacoli mozzafiato, mi sono chiesta cosa significhi per me questa celebrazione.
Per me il patrimonio culturale è nelle quattro lingue che parlo ogni giorno e nelle altre cento che non so parlare. È nella cioccolata belga e nel pesto italiano, nella mostra di arte contemporanea tedesca nel palazzo art nouveau francese, nel locale con la musica greca, nell’architettura industriale delle periferie. È nel trovarmi al tavolo di un bar con amici di almeno 5 paesi diversi. È il viaggio nei loro racconti e il profumo dei ricordi nei miei.
Il patrimonio culturale ci avvicina. Non c’è niente di più attraente nel creare interazioni e scambio tra persone di età, contesti sociali, culture e paesi diversi. Quando percepiamo il valore del nostro patrimonio, lo rendiamo ricchezza, diventa il mezzo attraverso cui comunichiamo chi siamo. E quale mezzo migliore del patrimonio culturale per costruire una identità comune in Europa?
Quando arriviamo a parlare di Europa, siamo dei piccoli tasselli di un mosaico fatto di culture – spesso così diverse – che sembrano lontane. Io penso sempre allo scambio che ho vissuto tra il mio piccolo paese nel cuore dei monti della Laga e il villaggio nel nord della Finlandia, nella regione dei laghi. Niente in comune, due lingue che non si capivano. Eppure, la genuinità con cui ho visto le persone suonare e lavorare il legno insieme, comunicandosi a sorrisi e gesti, mi ha fatto sentire più europea che mai.
Per me, l’identità culturale europea vuol dire sentirsi a casa anche a kilometri di distanza, attraverso il legame nelle tradizioni comuni che diventano un mezzo di comunicazione.
Ma non credo ancora che esista questa cultura comune, la stiamo costruendo.
Il 2018 vuole celebrare un processo in divenire, la costruzione di un patrimonio culturale comune che caratterizza l’identità europea, che costruisce ponti. È un invito al viaggio – responsabile per definizione – per scoprire le culture vicine e lontane, per perdersi e ritrovarsi.
Quale strumento migliore del turismo per costruire un’identità comune? Si viaggia portandosi il proprio bagaglio culturale ed esperienziale e si cerca di comunicarlo agli altri.
Nel prossimo viaggio, provate a chiedervi quale bagaglio culturale vi state portando e qual è la carta d’identità del luogo che visiterete. L’incontro che ne verrà fuori sarà un nuovo tassello per costruire la vostra, la nostra, autentica identità culturale europea.

